Il lavoro telematico, svolto da casa, potrebbe aumentare la produttività di ciascun lavoratore del 25% (può arrivare al 50%). E’ un modello che porta benefici alle imprese e una riduzione del costo del lavoro stimato in circa 1,7 miliardi di euro.
La ricerca dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, realizzata in collaborazione con Doxa, mostra che circa 8 lavoratori su 10 utilizzano un device Ict per oltre il 50% del proprio tempo lavorativo: il 68% fa uso di personal computer fissi per la maggior parte del tempo, il 17% di computer portatili, solo il 4% usa dispositivi mobile (in particolare cellulari e smartphone) come strumento prevalente di lavoro.
Lo Smart Worker ha maggiore flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi di lavoro (Distant o Mobile Worker), degli orari di lavoro (Flexible Worker) e degli strumenti da utilizzare (Adaptive Worker): nonostante la diffusione delle tecnologie digitali e delle connessioni a banda larga, solo il 5% dei lavoratori lavora in remoto.
A livello nazionale la diffusione del telelavoro potrebbe portare ad una consistente riduzione degli spostamenti e quindi delle emissioni di anidride carbonica: 9 milioni di occupati utilizzano i mezzi di trasporto per andare al lavoro e di questi il 75,5% usa l’auto. Se solo il 10% lavorasse da casa per 100 giorni all’anno, si avrebbe una riduzione della produzione annua di CO2 di oltre 307mila tonnellate e le persone risparmierebbero tempo negli spostamenti (47 milioni di ore all’anno) e denaro (407 milioni di euro all’anno).