Il 2020, l’anno dell’esplosione della pandemia da Covid-19, è stato un banco di prova inedito per misurare la propensione al dono degli italiani. L’emergenza sanitaria ha modificato radicalmente – e in poco tempo – il contesto economico e sociale del nostro Paese e delle sue comunità. Per tale ragione la fotografia annuale della generosità italiana – che l’Istituto Italiano della Donazione (IID) traccia dal 2018 e che giunge nel 2021 alla sua quarta edizione – riproduce un’immagine profondamente segnata dalla situazione in cui è stata scattata, che necessita quindi di una attenta contestualizzazione e un puntuale approfondimento. Il Rapporto “Noi doniamo” 2021 misura le pratiche e la propensione al dono degli italiani utilizzando diverse fonti, tra cui le ricerche BVA Doxa “Italiani Solidali”, monitoraggio annuale basato su un campione di 2000 individui interpellati attraverso interviste personali e il Tracker settimanale che Doxa ha condotto fin dal primo lockdown del marzo 2020 presso la popolazione di 18 anni e più con accesso ad Internet sull’impatto della pandemia su tutti gli aspetti della vita degli italiani. Il giorno 1 Ottobre 2021, in occasione della divulgazione del rapporto “Noi Doniamo”, e in vista della Giornata del Dono che si celebra ogni anno il 4 Ottobre, i risultati e gli scenari emersi dalle ricerche BVA Doxa sono stati presentati durante l’evento promosso dall’Istituto Italiano della Donazione.
DONAZIONI ECONOMICHE: LA BOLLA EMERGENZIALE COLPISCE IL NON-PROFIT – Come emerge in particolare dai dati BVA Doxa, la lettura di quanto e per chi o cosa donano gli italiani è complessa: la generosità degli italiani nel 2020 ha visto un incremento complessivo dovuto all’emergenza sanitaria e alle tante iniziative volte a contenerla, ma l’emergenza stessa ha provocato un drenaggio importante di risorse economiche dalle cause classiche per cui gli italiani hanno sempre donato attraverso le organizzazioni non profit (ONP) ad altri destinatari (come la Protezione Civile, gli ospedali etc.). I dati Istat relativi all’indagine multiscopo “Aspetti della Vita Quotidiana” non registrano sostanziali cambiamenti rispetto alla quota di italiani che versano soldi alle associazioni: sono stati il 14,3% nel 2020, un dato che coincide con quello registrato nel 2017 recuperando quel punto perso nel 2019 quando i donatori ammontavano al 13,4%.
L’indagine “Italiani Solidali” di BVA Doxa ci regala uno spaccato inedito dei donatori cosiddetti informali, ma anche una chiave di lettura dell’impatto della pandemia sulle pratiche complessive di donazione (verso ONP e informali). Nel 2020 la quota di cittadini che hanno effettuato donazioni informali (cioè non passando tramite una associazione, e dunque: donazioni alla Messa, elemosina per strada, raccolte informali a carattere religioso e non, donazioni per la scuola etc.) registra un calo rilevante passando dal 41% del 2019 al 33% del 2020. Ciò è dovuto sicuramente alla minore densità di occasioni dove esercitare tale forma di solidarietà (prima di tutto la Messa), proprio a seguito dell’emergenza sanitaria.
Anche sul fronte delle donazioni alle ONP il monitoraggio “Italiani Solidali” di BVA Doxa registra un calo: nel 2020 la percentuale di donatori risulta pari al 21% degli italiani di 15 anni e più, contro il 26% del 2019 e il 28% del 2018. Se, come emerso dal Tracker settimanale Doxa, complessivamente circa un italiano su 3 ha donato per l’emergenza sanitaria tra marzo e aprile 2020, esiste una quota pari al 6% di popolazione che lo ha fatto, ma allo stesso tempo non ha effettuato alcuna donazione per un’organizzazione non profit nel corso dell’anno. È un dato importante perché rappresenta la stima di coloro che a causa della pandemia hanno fatto mancare il proprio sostegno alle ONP, che hanno subito e stanno subendo l’impatto dell’emergenza in termini di mancate risorse economiche.
Dunque, mettendo insieme i diversi dati a disposizione, non sembrerebbero esserci dubbi sul fatto che la generosità degli italiani abbia saputo rispondere con prontezza anche a questa epocale chiamata alla solidarietà, ma che, restando pressoché stabile il numero dei donatori in Italia e dovendo scegliere come e chi aiutare nel periodo 2020 -2021, parte di essi abbia scelto di donare non attraverso una associazione, ma direttamente ai beneficiari e alle grandi raccolte fondi nazionali presenti sui media 24 ore su 24.
Questo ha purtroppo indebolito il terzo settore che è stato fagocitato dai nuovi grandi attori protagonisti della raccolta fondi, primo tra tutti la Protezione Civile, favorendo la crescita della quota di donatori cosiddetti “emergenziali”. Dissolta la “nebulosa” provocata dall’esplosione dell’emergenza sarà da valutare quanto il non profit – che costituisce una infrastruttura sociale capace di progettualità, radicamento e impatto sulle comunità – potrà continuare a contare sulla generosità degli italiani.
IL VOLONTARIATO E LE DONAZIONI BIOLOGICHE – Anche la donazione di tempo e capacità, cioè il volontariato, è stata messa alla prova dalla pandemia. I lockdown più o meno restrittivi hanno impattato fortemente sulla possibilità stessa di fare volontariato da parte degli italiani: secondo l’indagine AVQ Istat la quota di coloro che hanno svolto attività gratuite in associazioni è calata dal 9,8% al 9,2%.
Anche sul fronte delle donazioni biologiche gli impatti della pandemia sono stati preoccupanti: secondo i dati forniti dal Centro nazionale sangue, il numero di coloro che hanno donato il sangue nel 2020 è calato del 3,4% rispetto al 2019, e la quota di nuovi donatori è diminuita del 2%. Complesso è stato anche l’impatto della pandemia sulle donazioni di organi e midollo, e si è registrato anche un lieve calo dei consensi alla donazione degli organi sui rinnovi dei documenti di identità.
LE SFIDE FUTURE PER IL NON-PROFIT – Il 2020 ha testato la capacità della società italiana di resistere ad una crisi senza precedenti: l’emergenza sanitaria ha assorbito la generosità degli italiani, distogliendo in parte risorse che tradizionalmente venivano destinate al non profit. La quota di coloro che donano denaro, fanno volontariato o fanno donazioni biologiche rimane purtroppo sempre minoritaria in Italia, non varia sensibilmente e vive un trend di lenta decrescita da molti anni. Invertire questa rotta è una delle prossime sfide cruciali per il non profit, e il periodo che abbiamo di fronte servirà a mettere alla prova la capacità del Terzo Settore di sensibilizzare i cittadini e intercettare la loro generosità.