Durante il lockdown dovuto all’emergenza del coronavirus, gli italiani hanno continuato a limitare le proprie uscite fuori casa: la stragrande maggioranza lo ha fatto solo una volta alla settimana e in particolare per comprare beni essenziali. Tuttavia, con l’avvio della fase 2, numerose attività hanno visto una ripresa significativa, dalle passeggiate allo sport.
In questo quadro, il mezzo preferito per la maggior parte degli italiani rimane l’auto, percepita come mezzo più sicuro rispetto ad altri, mentre i mezzi pubblici vengono ritenuti ancora troppo a rischio di favorire la diffusione del contagio. Con l’allentamento delle misure restrittive si nota però un deciso miglioramento nella percezione del rischio su tutti i mezzi di trasporto.
Discorso analogo anche fuori da casa: la fase 2 ha generato un miglioramento nella percezione della sicurezza di determinati luoghi, come i bar o ristoranti, i cinema, i teatri e i centri commerciali, quando riapriranno, e perfino gli ospedali.
Con la fase 2 il dibattito sulle riaperture è quanto mai attuale: per una buona parte degli italiani, il 63%, la salute collettiva resta la priorità, ma non è da sottovalutare il 37% che è per la riapertura di tutto per far ripartire l’economia.
Questo è quanto emerge dall’ultima ricerca BVA Doxa sulle opinioni e previsioni degli italiani all’epoca del Coronavirus, che nella sua sesta e settima wave ha dedicato un focus alle attività e ai timori degli italiani prima dell’inizio della “fase 2” e subito dopo.
Rispettosi della quarantena e attenti alla frequenza delle uscite fuori casa, timorosi – durante il lockdown – dei mezzi pubblici e della riapertura di determinati luoghi, ma più rassicurati con l’avvio della fase 2 e il generale miglioramento della situazione dei contagi.
Questi sono gli italiani fotografati dall’ultima indagine condotta in Italia da BVA Doxa relativamente agli impatti del virus Covid-19 sulla popolazione italiana. La ricerca – condotta su un campione rappresentativo di più di 1000 italiani – ha dedicato, tra le varie tematiche, un focus particolare alle attività e ai timori degli italiani pochi giorni prima dell’inizio della “fase 2” (periodo antecedente al 4 maggio 2020) e nel periodo immediatamente successivo (tra il 4 e il 10 maggio). L’indagine è parte di un osservatorio settimanale partito lo scorso 20 marzo che sta analizzando in maniera continuativa alcune tematiche e ne integrerà altre ad hoc nel corso delle settimane.
FUORI POCHE VOLTE A SETTIMANA MA CON LA FASE 2 RIPRENDONO LE ATTIVITÀ – Anche con l’allentamento delle misure restrittive introdotte con la Fase 1 del lockdown, si esce ancora poco di casa, tuttavia sono gradualmente riprese le attività “non essenziali”: se prima della fase 2 solo il 13% delle persone usciva a passeggiare o a giocare con i bambini, oggi – nel periodo tra il 4 e il 10 maggio – lo fa il 29%. Ma, oltre a questo, sono numerose le attività che hanno visto una forte ripresa: le attività sportive all’aperto, praticate prima dall’11% e poi dal 28% dei rispondenti, uscire per prendersi cura di un parente o di un amico, dal 15% al 25%, e incontrare persone all’esterno, dall’8% al 21%.
La stragrande maggioranza degli italiani, l’83%, continua a uscire principalmente per comprare beni essenziali (spesa o farmaci), percentuale rimasta sostanzialmente invariata rispetto alla Fase 1 (81%).
RISCHIO PERCEPITO DI CONTAGIO SUI MEZZI PUBBLICI – In questo contesto di mobilità limitata, l’auto privata è stato il mezzo preferito (63% degli italiani), mentre a soffrire di più sono stati i mezzi pubblici e il car sharing.
L’auto, insieme alla bicicletta e al monopattino, si conferma anche nella fase 2 il mezzo considerato più sicuro per spostarsi. I mezzi pubblici sono invece considerati meno sicuri secondo la maggioranza degli italiani, anche se si rileva un miglioramento a seguito dell’allentamento del lockdown: la percezione di rischio per la metropolitana migliora di 20 punti (da 88% a 68%); autobus, tram e treni migliorano di più di 20 punti. In calo il timore di contrarre il virus anche usando il car sharing: da 55% a 35%. Ovviamente questi sono le primissime sensazioni alla riapertura, che mostrano un aumento dei “rassicurati” e vedremo se e quanto questo dato migliorerà con l’allontanarsi dalla fase più critica. Sicuramente anche la comunicazione dovrà trovare le leve giuste per informare sulle disposizioni adottate e rassicurare i cittadini sul loro uso.
LA FASE 2 RASSICURA GLI ITALIANI – durante il lockdown risultava particolarmente alta la paura della probabilità del contagio in determinati luoghi pubblici, ma l’allentamento delle misure restrittive e il lento miglioramento della curva dei contagi ha rassicurato molti italiani. Gli ospedali restano al primo posto dei luoghi a rischio con il 66% dei consensi (nella fase 1 erano l’87%), seguiti da palestre (60%), cinema e teatri (56% rispetto all’81% della fase 1), centri commerciali (47% rispetto al 75%), bar e ristoranti (44% rispetto a 72%), uffici di servizi pubblici (37% rispetto a 64%) e supermercati (32% rispetto a 59%).
Cala la percezione del rischio di contagio anche nei musei, nei luoghi di lavoro, nelle banche, nelle farmacie e nei parchi, peraltro già ritenuti molto sicuri.
LA SALUTE PRIMA DI TUTTO – In una situazione molto complessa sia sul piano sanitario che su quello economico, secondo il 65% degli italiani durante il lockdown era più importante dare precedenza all’emergenza sanitaria, mantenendo le limitazioni negli spostamenti e nelle attività pur di salvaguardare la salute, anche a costo di dover affrontare un periodo di crisi economica. Questa opinione è stata particolarmente sentita da giovani (il 73% della fascia 18-34 anni) che vivono al Sud o nelle Isole (72%) e non attualmente occupati (72%).
Al contrario, il 35% ha dichiarato, invece, che la priorità sia la salvaguardia dell’economia, auspicando una ripresa degli spostamenti e delle attività anche se questo potrebbe essere rischioso per la salute. Tale opinione è stata condivisa dal 44% dei residenti del Nord Est, dal 44% delle persone che abitano nel Nord Ovest, Lombardia esclusa, e infine, dai liberi professionisti (il 46%).
Già un settimana dopo l’apertura, il dato di chi è favorevole alle cessazioni delle restrizioni sale di due punti (37%). Uno spaccato di un’Italia cauta e ragionevole, ma anche con la voglia di ripartire.

