L’ultima indagine di Gallup International Association (GIA) di cui BVA Doxa è partner, racconta le aspettative della popolazione mondiale sull’economia, la tecnologia e le regole ...
Il 76% delle aziende italiane segnala che l’emergenza legata alla diffusione del Covid-19 ha avuto impatti negativi immediati, mentre un’azienda su cinque prevede di riscontrare i primi effetti a partire dal mese di aprile. Per due aziende su tre l’emergenza influirà negativamente sul business domestico, mentre ancora incerti rimangono gli effetti sull’export. Gli investimenti subiranno ridimensionamenti, in particolare quelli dedicati al marketing e alla comunicazione: la metà delle aziende ridurrà le attività pubblicitarie. Nonostante la circostanza in cui è stato introdotto, lo smart working è stato particolarmente apprezzato dalle aziende italiane e per due su cinque proseguirà anche a emergenza finita.
È questo il quadro delineato dalla ricerca realizzata da BVA Doxa sugli effetti della diffusione del Coronavirus – e delle relative misure implementate per contenere il contagio – sul business delle aziende italiane.
Con il protrarsi dell’emergenza legata alla diffusione del Covid-19 in Italia, cresce la preoccupazione delle aziende che devono affrontare gli effetti della pandemia sul business e mettere in campo tutte le strategie possibili per preservare la sostenibilità economica.
GLI EFFETTI FIN DAL PRIMO MOMENTO – Secondo la maggior parte delle aziende l’impatto sul business della diffusione del Covid-19 è stato immediato, mentre un’azienda su cinque attende effetti a partire dal mese di aprile. Gli effetti stimati sono rilevanti in ugual misura sia per le Aziende di dimensioni più piccole, quelle con meno di 50 dipendenti, che quelle più grandi, con oltre mille dipendenti.
DOMANDA INTERNA SFAVOREVOLE, ANCORA INCERTO L’EXPORT – La ricaduta immediata è soprattutto sulla domanda interna di prodotti e servizi: per 2 aziende su 3 l’emergenza influirà negativamente sulla domanda dei prodotti e dei servizi a livello nazionale mentre quasi la metà, il 45%, ritiene che dovrà affrontare un calo particolarmente significativo, del 10%. Più incerte rimangono invece le prospettive sulla domanda di prodotti e servizi sui mercati internazionali: il 34% non sa ancora esprimersi sui futuri scenari, anche se c’è già un 43% delle aziende che dichiara già di osservare ripercussioni negative anche sull’export. In generale, a esprimere maggiori preoccupazioni sono soprattutto i piccoli imprenditori: per il 77% delle PMI si verificheranno importanti diminuzioni della domanda domestica, mentre per il 56% di quella oltre confine.
GLI INVESTIMENTI – Se per una buona parte delle aziende si prevede un impatto significativo sugli investimenti, con tagli in particolare su piani marketing e comunicazione, un’azienda su quattro dichiara invece che incrementerà le attività di marketing, mentre il 41% sfrutterà il momentum per mantenere o aumentare la propria presenza sui media.
LO SMART WORKING FUNZIONA – Costrette a dover attuare politiche di lavoro agile per rispettare le disposizioni governative e limitare il contagio, il 73% delle aziende tricolore ha introdotto lo smart working in maniera “massiva”, ovvero applicato al maggior numero di persone.
Sono soprattutto le multinazionali straniere con una sede in Italia ad aver attivato le politiche di lavoro agile: il 90% è già in smart working.
Le aziende italiane hanno quindi scoperto che lo smart working funziona: ben il 90% esprime un giudizio favorevole in termini di efficienza e gestione ottimale dell’attività lavorativa. Non solo: per due aziende su cinque – in particolare quelle attive nei settori finance, utilities e TLC – i cambiamenti organizzativi introdotti in questo periodo saranno continuativi anche a emergenza finita. Una pratica che è stata dunque particolarmente apprezzata e che, malgrado le circostanze in cui è stata introdotta, è destinata durare nel tempo.
LE PROSPETTIVE – La maggior parte delle aziende, il 67%, esprime timori che la situazione avrà ripercussioni particolarmente consistenti per un lungo periodo di tempo. Un terzo delle aziende è invece più ottimista e ritiene che la crisi possa risolversi nell’arco di qualche mese.