Il futuro post Covid-19 secondo gli italiani wave 2 update

Come sarà il futuro una volta passata l’emergenza COVID-19? Rispetto ad inizio maggio, a giugno le prospettive future si fanno meno estreme e gli italiani stanno iniziando a riflettere su quanto potrà e dovrà rimanere dell’esperienza vissuta durante l’emergenza sanitaria e le sue conseguenze.

Questo è quanto emerge dalla seconda wave di una sezione di approfondimento del tracking BVA Doxa sulle opinioni e previsioni degli italiani all’epoca del Coronavirus, realizzata grazie all’impiego dell’esclusivo strumento quali-quantitativo T@lk.

Immagina di svegliarti domani mattina e di scoprire che a fronte di nuovi dati sull’emergenza in corso è stato deciso di avviare una nuova fase, con cambiamenti e con l’introduzione di nuove norme. Prova a descrivere quello che succederà durante questa nuova fase, racconta nel dettaglio in che modo cambierà la quotidianità e cosa accadrà nel concreto rispetto alla fase attuale.

Questa è la domanda posta nella ricerca BVA Doxa sulle opinioni e previsioni degli italiani all’epoca del Coronavirus, parte di un osservatorio settimanale iniziato lo scorso 20 marzo. Le risposte alla domanda – già somministrata a inizio maggio e ora riproposta nel periodo 5-8 giugno – sono state analizzate grazie al metodo T@lk, uno strumento esclusivo di BVA Doxa che combina tecniche di ricerca miste, per ottenere la ricchezza e la profondità di una ricerca qualitativa tramite i numeri di una ricerca quantitativa.

L’immaginario che emerge dall’analisi T@lk è mutato rispetto alla precedente rilevazione.
Le prospettive future si fanno meno estreme e gli italiani stanno iniziando a riflettere su quanto potrà e dovrà rimanere dell’esperienza vissuta durante l’emergenza COVID-19 e le sue conseguenze.

L’indagine rileva che tra gli italiani si affermano due macro tendenze nel prefigurare il futuro prossimo: da una parte, che corrisponde al 65% dei rispondenti, ci si concentra sull’evoluzione dell’emergenza, prefigurando o il ritorno al lockdown o il miglioramento generale della situazione. Dall’altra parte, pari al 35% degli intervistati, l’attenzione è rivolta a quanto rimarrà in futuro di ciò che è stato provato e vissuto in questi mesi straordinari.

NUOVO LOCKDOWN O VIA LE MASCHERINE? – Il 65% degli italiani che si interrogano sulla prossima evoluzione dell’emergenza può essere ulteriormente suddiviso in due cluster.

Il primo, corrispondente al 33% degli intervistati e denominato “Back to lockdown…”, riunisce tutti coloro che credono che il virus potrebbe tornare a diffondersi, obbligando a un nuovo lockdown che per alcuni potrà essere totale come nella fase 1, mentre per altri sarà localizzato e limitato alle zone in cui nasceranno nuovi focolai. In ogni caso, rispetto alla precedente rilevazione, anche le prefigurazioni sull’evoluzione negativa dell’emergenza sono meno estreme. A maggio, infatti, prevaleva l’idea che, qualora la situazione fosse peggiorata, si sarebbero rese necessarie delle misure restrittive ancora più severe di quelle messe in atto durante la fase 1.

Nel secondo cluster “Mask off, life on”, composto dal 32% degli italiani, ci si concentra su una risoluzione positiva dell’emergenza, con descrizioni di scenari che si focalizzano sull’abbandono di alcuni obblighi ai quali ci si è dovuti adattare per il contenimento del contagio. Tuttavia, a differenza di quanto osservato nella wave precedente, queste prefigurazioni positive non arrivano a descrivere una soluzione definitiva in cui la vita tornerà totalmente come quella pre-Covid. Le opinioni al riguardo, infatti, sono più moderate: si toglierà la mascherina, ma nel ritorno alla vita di tutti i giorni si continuerà a mantenere sempre le distanze dagli altri.

IL FUTURO PROSSIMO, TRA SMART WORKING E LA VOGLIA DI NON FARSI TROVARE IMPREPARATI – Si suddivide in due cluster anche il restante 35% di intervistati che, invece, rende un’interpretazione della normalità che raccoglie l’’eredità di questi mesi di emergenza.

Il primo gruppo, pari al 20% e denominato “Digitalizing Life”, descrive il futuro post Covid-19 immaginando quel che rimarrà del lavoro da casa a cui tanti si sono dovuti abituare in questo periodo. La prefigurazione è quella che lo smart working sarà il primo passo per una ripartenza verso una nuova normalità, con la speranza che porti a un equilibrio migliore tra vita lavorativa e vita personale.

Il restante 15% che compone il cluster “No surrender” crede che l’eredità del Covid va rintracciata soprattutto nell’umore e nell’attitudine delle persone. L’idea è quella che, indipendentemente dalle cose più concrete che potranno accadere, ci sarà comunque la voglia di non farsi trovare impreparati e di essere diventati capaci di affrontare il cambiamento senza farsi abbattere.

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per info o per ricevere il documento: daniele.gueli@bva-doxa.com

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