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Tra preoccupazioni e voglia di ripartenza in sicurezza è iniziato il nuovo anno scolastico per bambini e ragazzi dopo mesi di lezioni a distanza e un’estate che, seppur interessata da dubbi e precauzioni, li ha riportati a vivere la socialità.
Se la maggior parte dei genitori si definisce preoccupato (41%), specialmente per l’idea che il figlio possa contrarre il coronavirus, i bambini e i ragazzi sono invece più sereni: il 29% di loro è felice di tornare tra i banchi di scuola (contro il 10% dei genitori che indica di sentirsi felice a riguardo). Posizioni non troppo distanti da quanto rilevato in studi simili condotti negli Stati Uniti e in Canada.
Al di là del rischio di contagio, a preoccupare i genitori è anche la qualità dell’insegnamento (30%) e, pensando al loro ruolo, il dover bilanciare il loro lavoro con le esigenze scolastiche del figlio (49%).
Questo quanto emerge dagli ultimi dati raccolti da BVA Doxa nella settimana prima dell’inizio della scuola sulle famiglie e i bambini nel periodo post-Covid-19.
L’inizio del nuovo anno scolastico arriva con una nuova sfida: cercare di coniugare la necessità di ricominciare la scuola e di rendere l’anno scolastico per gli studenti il più sereno possibile, con l’adattamento alle misure di sicurezza e prevenzione dovute alla pandemia da coronavirus e i limiti in termini di attività e organizzazione che ne derivano.
EMOZIONI PER IL NUOVO ANNO SCOLASTICO – A una settimana dall’inizio della scuola, seppur in modo ancora frammentato, i genitori italiani si sono espressi sugli stati d’animo prevalenti in loro e nei propri figli. Tra gli adulti prevale un sentiment negativo: si riconoscono per lo più ‘preoccupati’ all’idea che il figlio/a torni a scuola (41%), confusi (35%) e nervosi (12%). 1 su 3 è ‘fiducioso‘ per il nuovo anno scolastico, più i papà (32%) rispetto alle mamme (26%), e il 10% si dichiara felice che il proprio figlio ritorni tra i banchi di scuola.
La positività del rientro emerge quando i genitori ci descrivono come bambini e ragazzi stanno vivendo il ritorno a scuola. Il 29% dei genitori dichiara che il proprio figlio/a è felice di tornare a scuola, il 21% lo definisce ‘curioso’ e solo il 20% dei genitori dichiara che il proprio figlio è preoccupato, e il 12% nervoso. Emozioni discordanti tra bambini e adulti emergono anche dai dati raccolti dai partner WIN di BVA Doxa oltreoceano, in Canada: due terzi dei genitori manifestano sentimenti di preoccupazione per il ritorno a scuola, ma vedono nei loro figli, per oltre il 40% il desiderio di tornare a scuola.
PRINCIPALI PREOCCUPAZIONI – Il 47% dei genitori italiani teme che, tornando a scuola, il figlio possa contrarre il coronavirus, più preoccupati da questa eventualità le mamme (54%) rispetto ai papà (41%). Ma a impensierire i genitori, e in misura leggermente superiore, è anche la possibilità che il ritorno a scuola possa portare nuovi contagi all’interno della famiglia, indicata dal 53%. Al di là del rischio per i bambini e i ragazzi, si teme la diffusione del virus ad altri membri, magari tra i più anziani e quindi più a rischio.
Le famiglie negli Stati Uniti si pongono diversamente: la preoccupazione che il figlio si possa ammalare tornando a scuola, è molto alta e sale al 74%. Spaventa leggermente meno la possibilità di diffusione all’interno della famiglia, i genitori preoccupati sono il 69%. Posizioni che riflettono allo stato attuale una diversa diffusione del virus e una sottostante divergenza nella struttura sociale.
Al di là della salute e della sicurezza di bambini e ragazzi, le famiglie si trovano ad affrontare anche altre nuove sfide e problematiche. Timori emergono quando si considerano i contenuti educativi da un lato, e le attività legate alla socialità e alla condivisione dall’altro. Ai primi posti tra le considerazioni che fanno i genitori italiani troviamo infatti timore che la qualità dell’insegnamento non sia adeguata (30%) e che la socializzazione con i compagni ed amici sia molto limitata (28%), due preoccupazioni che forse sono retaggio di ciò che è mancato di più durante il periodo di lockdown. Negli Stati Uniti invece, al primo posto si trova il rischio che bambini e ragazzi rimangano indietro con il programma di studio (30%), una eventualità che in Italia preoccupa invece il 20% dei genitori. Rimangono invece al secondo posto, anche oltreoceano, i limiti di socializzazione con amici e compagni (19%).
Ma il ruolo di genitore fa sì che emergano anche preoccupazioni legate al dover bilanciare le proprie responsabilità di lavoro con la necessità di supportare il figlio\a di essere supportato nello studio, sia in Italia (49%), sia negli Stati Uniti (55%). Frutto da un lato del cambiamento delle routine lavorative degli adulti nell’ultimo periodo e nel contempo da una mutata offerta della ‘scuola’. In Italia a questa considerazione si aggiunge il tema economico, e cioè il rischio di dover affrontare costi aggiuntivi legati all’istruzione del figlio (21%), mentre negli Stati Uniti i genitori si preoccupano di non essere in grado di aiutare i figli con i compiti (23%).
FIDUCIA NELLE SCUOLE – La visione dei prossimi mesi che prende forma si fonda per un genitore su due dalla fiducia riposta nella scuola e nella sua capacità di prendere le decisioni più appropriate per come organizzare le attività nel rispetto delle norme anti contagio. Il 48% dei genitori italiani è fiducioso anche in questo caso, più che negli Stati Uniti, dove solo il 36% si dice fiducioso.
Discordanti e ancora molto dubbiose le opinioni che emergono quando si chiede ai genitori se vaccinerebbero il figlio/a contro il coronavirus, se ci fosse questa possibilità entro il 2020. Il 38% risponde a favore della vaccinazione per i bambini/ragazzi, ma il 36% si dice ancora dubbioso a riguardo. D’altro lato, il 27% dei genitori dichiara che non vaccinerebbe il figlio/a entro la fine dell’anno”
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