2 donne su 3 non conoscono il fibroma uterino

Disponibile in Italia la prima terapia medica a lungo termine per il trattamento dei fibromi uterini sintomatici: rapido ed efficace nel controllo dei sintomi, dà la possibilità alle donne di evitare fino all’80% degli interventi chirurgici.

Approvato anche in Italia l’utilizzo prolungato di ulipristal acetato 5mg, unica terapia medica specifica per il trattamento a lungo termine del fibroma uterino, una patologia ginecologica invalidante che condiziona la quotidianità, la relazione di coppia, la vita professionale e la possibilità di avere un figlio.

Il fibroma uterino interessa fino al 40% delle donne durante la vita fertile, 24 milioni in Europa, 3 milioni solo in Italia. È causa di sanguinamenti abbondanti e forti dolori, sofferenza durante i rapporti sessuali e infertilità. Eppure, per 2 donne su 3, il fibroma resta ancora uno sconosciuto. Permangono invece la paura di dover rinunciare alla maternità e l’ansia per l’eventuale rimozione dell’utero.

Uno scenario destinato a cambiare a seguito dell’approvazione in Italia dell’utilizzo prolungato di ulipristal acetato 5mg. Il farmaco, rimborsato dal SSN, apre un nuovo capitolo nella cura del fibroma uterino, consentendo di sovvertire l’attuale approccio terapeutico, prevalentemente chirurgico, con benefici significativi per la salute e l’identità di ogni di donna, ma anche con notevoli risparmi di risorse per il Servizio sanitario. Di tutto ciò si è discusso oggi 21 Feebbraio 2017 nel corso di una conferenza stampa promossa da Gedeon Richter, l’azienda produttrice del farmaco, commercializzato con il nome di Esmya®.

I fibromi si sviluppano nella muscolatura liscia dell’utero sotto l’influenza di stimoli genetici e ormonali. Nel 50% dei casi presentano sintomi che si ripercuotono sulla salute generale e sessuale: cicli abbondanti fino all’emorragiacompressione sugli organi vicini (vescica, retto), dolore alla penetrazione profonda durante i rapporti, complicanze in gravidanza e infertilità.

7 donne su 10 sono molto preoccupate per le ripercussioni che il fibroma può avere sulla possibilità di avere un figlio, sulla relazione di coppia e sulla sessualità. Segue la preoccupazione per l’impatto della malattia sulla vita lavorativa (37%) e sociale (34%)”, ha dichiarato Paola Parenti, Vice President DoxaPharma, commentando i risultati di un’indagine condotta su 1000 italiane tra i 30 e i 55 anni. Convivere con sintomi emorragici interferisce anche nella vita di tutti i giorni: dalla scelta dell’abbigliamento all’uso di assorbenti ingombranti, dalle uscite ai viaggi, fino al non poter praticare sport o al doversi assentare dal lavoro.

Una diagnosi precoce e una terapia ‘su misura della donna’ sono fondamentali per ripristinare il benessere psico-fisico, migliorare la qualità di vita pesantemente inficiata dai sintomi e, non ultimo, preservare la salute procreativa. Considerazione importante in un paese come l’Italia, dove le donne arrivano alla gravidanza più tardi, con la percentuale più alta al mondo (6%) di primi figli dopo i 40 anni.

 “Le italiane vogliono sapere di più proprio sulle novità farmacologiche (57%). Un dato in linea con la diffusione della falsa credenza (71% delle donne) che il fibroma obblighi a un intervento chirurgico e che sia inevitabile l’asportazione dell’utero (60%). Un quadro più chiaro delle terapie a disposizione, a fare da contraltare ai falsi miti alimentati dal web, aiuterebbe le donne ad affrontare con più tranquillità il percorso di cura, facilitando anche il confronto con il ginecologo. Quest’ultimo resta la fonte di informazione più accreditata (45%), seguita dal web: blog e forum in primis (32%)”, ha aggiunto Paola Parenti.

Articoli correlati